Chi possiede un perché può resistere a qualunque come. (F. Nietzsche)
Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà. (F. Guccini)
Gli istinti (che altro non erano se non le memorie dei suoi antenati divenute abitudini) si erano di recente affievoliti e si risvegliarono come tornati alla vita. (J. London)
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Scrivo pubblicamente da anni, ormai. Ma non è mai, MAI stato così difficile.
RICERCATI si è concluso da 48 ore. Da 48 ore, sparse in giro per l’Italia, ci sono diciannove persone (più un cane) profondamente diverse da com’erano sabato mattina. Siamo andati oltre. Sì, credo di poterlo riconoscere senza troppa retorica: pur essendo la sua prima edizione – o forse proprio per questo – abbiamo vibrato di risonanze inattese, scoperchiando tombini da troppo tempo sigillati e pizzicando corde troppo a lungo rimaste silenziose.
Sembrano frasi fatte. Non lo sono. Faccio fatica a scrivere. Abbiamo immaginato, disegnato e realizzato qualcosa che sfugge a ogni precedente definizione. E allora non ce la faccio – proprio non ce la faccio – a incasellare RICERCATI in un cliché preesistente. Alla vigilia parlavamo di una cosa strana, che non è citata da nessuna parte: speleologia interiore. Credo che siamo andati proprio lì. O almeno nei paraggi…
Sarà un post breve, perché non posso essere un cronista. Non stavolta. Ma non posso nemmeno dire quello che RICERCATI è stato per me. Perché, oltre ad averlo progettato con Enrico e Michele, mi sono concesso il lusso di… scendere un po’. E da quel bosco è così uscita una persona assai diversa da quella che vi era entrata. L’obiettivo di sperimentarci in condizioni inesplorate è stato pericolosamente raggiunto. Come sempre, ogni parola è pesata. Di giorno tutto è solare, insopportabilmente scontato. Di notte, con le torce quasi sempre spente, in un bosco sconosciuto qualcosa succede. E’ inevitabile che succeda.
Sono passate 48 ore. Ancora arrivano mail, messaggi whatsapp, le prime foto su FB, una telefonata. C’è soprattutto una parola: risonanza. Non smette, Andrea! Neanche qui smette. Che si fa? La ricetta è sempre una: diamoci tempo (se c’è). Ma continua a risuonare, dentro e fuori. Ci sono quelle orme, devo seguirle? Io lascio vibrare. In fondo è bello così, è… naturale così.
Queste ed altre domande risuonano, dentro e fuori. Ci sono stati simboli, testimonianze, paure. Mitigate o esasperate da flussi energetici raramente sperimentati in precedenza.
Nel primo Way od Council la paura cresce. Non siamo abituati ad esporci con gli sconosciuti. La nostra mente non è abituata ad estendersi. Confessioni. Celebrazioni. Schegge di conflitto. Inevitabile. Terapeutico. Il cerchio si distilla in una fiammella. La rete è più fitta di prima. Dove stiamo andando?
Poi un pazzo ti spiega come forzare le sbarre delle tue prigioni di comfort. Qualche trucco. Che non basta mai, da solo. Il pazzo ti dice che c’è un filo, lassù. Sotto, nessuna rete. Cosa c’è di là, all’altro capo del filo? Cosa c’è, sull’altro grattacielo? Le domande implorano risposte rassicuranti. Che non sempre, per fortuna, arrivano. I desideri sono fuori dalle stelle che siamo abituati a invocare. La stella danzante, se c’è, va ricercata nel tuo universo più profondo. La speleologia interiore comincia precisamente qui, alla ricerca di quell’astro sepolto dagli oceani del tempo. Cosa siamo disposti a perdere? Proprio tu che leggi adesso, cosa sei dispost@ a perdere?
Si cena ai tavoli dell’impazienza. Abbiamo appena cominciato, in fondo. I tre pazzi ti fanno fare giochi scemi, per stemperare la tensione. Il monte nero incombe davanti, sopra e dentro di noi. La Luna non si vede. Si parte. Nessuno sa verso cosa o dove. Schegge di fiducia. Che, come non dirò, possono diventare dardi di fuoco. Che cosa accade nel bosco, quello fuori e quello dentro, resterà patrimonio del bosco. Si è trattato di due ore seminali: il condotto carsico e lunare verso una nuova dimensione, l’amniotica apnea di una Ricerca che razionalmente avremmo voluto evitare, ma a cui Qualcosa o Qualcuno ci ha Chiamato. Qualche parola, certo. Ma molti, provvidenziali silenzi. Rumori ovunque. Dietro. Davanti. Ai lati. Tempo e distanze si dilatano. Doniamo ad alberi magici magiche parole, testimonianze, una preghiera, una poesia. Le lasciamo là. Tanto, prima o poi, ogni cosa troverà la sua Via. Spotty è con noi. I lupi non li sentiamo. A tenerli lontani è il nostro branco.
E’ solo il sonno della precedente notte in bianco a sedare le vibrazioni.
La domenica sembra una giornata di sole. Meteorologicamente, in fondo, lo è. Ma non stiamo bene. Te lo fa confessare un altro pazzo scatenato a piede libero. Ti spiega i tre livelli del Sé. Ti seduce come un rettile. Ti coccola come uno scienziato. Ti sbrana come un lupo. Perché non te lo dice, ma quei tre “sé” – il rettile, lo scienziato e il lupo – raramente possono coesistere. Fuori dal bosco, almeno.
Poi il nuovo cerchio. Sarebbe persino facile definirlo liberatorio. Ma non ci liberiamo di niente. Assumiamo, piuttosto, un nuovo impegno, una nuova Responsabilità. Con noi stessi innanzitutto. La mente stavolta si estende. Anche senza fiammella. Perché a divamparle intorno sono nuovi incendi. Che nessuna lacrima potrà spegnere. La sacralità di questo momento è assoluta. La devozione è tagliente. Le paure e le speranze si cristallizzano nel più importante attestato della nostra vita, che ci facciamo siglare da inquietudini affini.
RICERCATI comincia adesso. Qualunque cosa sia.
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Carissimi ricErcAti e ricErcAte,
non so cosa stia accadendo dentro di voi maaa… Io sono in subbuglio! Mi sento come un ammasso di atomi di carbonio sottoposti alle incontenibili forze di trazione e compressione che si sprigionano quando c’è un terremoto! Vedremo cosa ne uscirà…
Alcuni tra noi mi hanno chiesto i riferimenti della pregheria che ho recitato durante “l’iniziazione” notturna, pertanto, approfitto di questo spazio condiviso per pubblicarla. “La Grande Invocazione ” mi fu donata da un uomo che ritengo essere stato uno “spirito evoluto” del nostro tempo il quale mi spiegò che è una preghiera dal carattere universale e come tale appartiene all’Umanità intera senza distinzione di razza o religione. Oggi vi dico che questa “preghiera” è una di quelle rare “formule” del tipo “recitare per credere”. Abbisogna solo di anime che la sussurrino con rispetto. Buona creazione a tutti!
“La Grande Invocazione”
Dal punto di Luce entro la Mente di Dio
Affluisca luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.
Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio
Affluisca amore nei cuori degli uomini.
Possa Cristo tornare sulla Terra.
Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto
Il proposito guidi i piccoli voleri degli uomini.
Il proposito che i Maestri conoscono e servono.
Dal centro che vien detto il genere umano
Si svolga il Piano di Amore e di Luce.
E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede.
Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra.
PS
A questo link è spiegata passo passo: https://www.lucistrust.org/it/the_great_invocation
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Siamo almeno in due, Lorenzo, in questo subbuglio. Da lunedì 15 maggio, quando mi dicono “Dai, raccontami qualcosa di Ricercati”, faccio davvero fatica a esprimere cosa ho vissuto assieme a voi.
Per rispettare le mie emozioni, mi do il tempo di trovare le parole giuste. E se quelle parole non le trovo, parlo coi miei sorrisi e col movimento delle mie mani.
Il silenzio è lì, sempre vicino a me. Lui mi protegge e non mi giudica.
Non conoscevo “La Grande Invocazione” e non ero nel gruppo notturno con te, Lorenzo. Leggendola adesso, mi suscita TANTE COSE, ma SENZA IMPORMI IL VINCOLO che io debba appartenere a un’idea (spero di essermi spiegato…).
La frase che risuona di più nelle mie cellule infatti è “…affluisca amore nei cuori degli uomini…”.
Ti ringrazio COL CUORE per averla condivisa.
Un abbraccio
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Avevo provato a scrivere il mio commento circa una settimana fa, ma – chissà perché – non è stato registrato dal sistema… Poco male, si vede – mi son detta – è un “altro” segno che devo prendermi un altro po’ di tempo per “sentire” e per “ascoltare” ancora meglio gli echi di “Ricercati”, che ancora, ogni giorno, si muovono in me.
Ebbene, circa appunto una settimana fa, stavo leggendo un articolo tecnico inerente al mio lavoro, che terminava con un riferimento ad Eraclito.
Lo stesso riferimento che avevo su un bigliettino che mi era stato dato al mio primo way of council e che, quella stessa mattina di circa una settimana fa, mentre cercavo il fazzoletto in tasca dei pantaloni della tuta, mi è caduto per terra. Un segno.
Per me “ricercati” è stato rimettere insieme 35 anni di “segni”, di connessioni tra tutte le cose. Ricomporle in un punto preciso dello spazio e del tempo.
Come a formare un poliedro che, però, se lo guardi meglio e lo modelli meglio e lo osservi meglio… smussa gli angoli e diventa una sfera!!!
Aspetti che solo all’apparenza sembrano scollegati lontani e disuniti si sono mostrati chiaramente per la prima volta in modo nitido come assolutamente facenti parte di un unico grande disegno, perfettamente coerenti, perché tutti insieme rivolti verso un’unica direzione: la mia.
Per me “ricercati” è stato drizzare le antenne e percepire, nel silenzio del bosco e nel buio la voce della “me da bambina” dire alla “me da adulta”: “ricordati quello che dicevi sempre di voler fare quando eri me… volevi essere una esploratrice! Esplora cazzo!” In quel bosco ho ritrovato anche la bambina di 30 anni fa, l’esploratrice ritrovata!
Grazie a tutti, Cristiana
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